The promise

Perdita, disperazione, futuro incerto… Eppure la speranza è una fenice capace di rigenerarsi dalle ceneri di un passato che, a dispetto delle apparenze, è sempre assai fertile.

 
Manchi.
Manchi come può mancare un pezzo di cuore, come il respiro mozzato dopo che hai corso troppo forte, ma a me il fiato non torna.
Come può mancare un sogno quando ti svegli prima che finisca, e vorresti solo tornare a dormire per poter ricominciare a sognare.
Ma non ci riesco mai. A ricominciare, dico.
Dolce amore di mille anni fa, posso vivere senza di te?
Io non ne ho voglia. Non ho voglia di cercare la forza dentro come mi hai insegnato. Non voglio neanche pensare, ora. Stasera guarderò le stesse stelle che ribattezzavi coi tuoi nomi fantasiosi quando, un po’ brilli, ce ne stavamo a guardare quel prato nero che fioriva al contrario. La mia testa sul tuo petto. La canzone del tuo cuore che cambiava quando ti sfioravo. E mi promettevi che non mi avresti lasciata mai.
Mi raccontavi la mia vita come una favola sempre nuova e meravigliosa. Ed io col naso all’insù cercavo con te la Costellazione dei Muffin alla Fragola. Il Panda Pigrone. La Ragazza che Sorride.
Maledetto bastardo, l’avevi promesso.
Non ti lascerò mai.
Bugiardo.
Sono qui ora, seduta sul marmo freddo che porta inciso il tuo nome, e guardo quello che dovrebbe essere lo stesso cielo, raggomitolata con le braccia intorno alle gambe, e quasi non mi accorgo del freddo. La Ragazza, qualunque sia il suo nome, non sorride più. Non sorriderà mai più.
Ho bisogno di te.
E tu non ci sei. E non ci sarai, e tutte le canzoni continuano a parlare di te e non so più nemmeno piangere ed ogni giorno sembra solo un’altra notte che muore, ogni alba una maledizione, da quando sei andato via.
Una. Lenta. Agonia.
Da quando non ci sei non riesco più a mangiare, sono sempre stanca e dormo male. Non trattengo il cibo e gli abbracci che erano solo tuoi ora sono riservati esclusivamente alla tazza del water.
Credo di essere troppo debole; somatizzo tutto, lo sai.
Non ho abbastanza forza per vivere. Vivere senza di te.
Vivere davvero, e non sopravvivere.
Chissà, magari continui a portarmi fortuna da dove sei e sono davvero malata.
Magari, tra poco ti raggiungo.
Tre giorni fa mio fratello è venuto a trovarmi e mi ha beccata a dialogare con la tazza del cesso a suon di conati. Mi ha presa di peso e portata dal medico.
Ora sono qui, ho in borsa i risultati.
Ho aspettato ad aprire la busta, volevo essere qui con te quando scoprirò che tra poco ti raggiungerò.
 
“Gentile signora Z,
siamo lieti di comunicarle che i suoi valori sono tutti nella norma. Tranne una leggera disidratazione, l’unica nota rilevante è che lei è incinta.
Aspetta un bambino!
Congratulazioni, Studio Medico X”.
 
La ragazza scoppiò in lacrime, stringendo al petto quel pezzo di carta, e pianse e pianse e poi rise, e all’improvviso non ebbe più freddo, ma nemmeno se ne accorse.
Come non si accorse di quella figura luminosa che, alle sue spalle, la guardava, struggendosi per non poterla abbracciare.
 
“Te l’avevo detto, che non ti avrei lasciata mai.
Questo è il meglio che sono riuscito a fare.
Ti amo.”

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