Casa dolce casa

Orrori casalinghi in questo racconto di Wladimiro Borchi, secondo classificato nella 125° Edizione del Contest principale del mondo di Minuti Contati con Raffaele Marra come guest star.

 
«Papà, corri!»
Marco, dopo una serata di calcetto, pizza e birra con gli amici, viene accolto da quell’urlo, al proprio rientro a casa.
È la voce della maggiore, Luna, che lo chiama dal piano di sopra.
Il grido suona carico di terrore, quasi soffocato.
L’uomo scatta, col soprabito ancora indosso, abbandonando la borsa sul pavimento dell’ingresso.
Gli scalini gli scorrono dinanzi agli occhi nella penombra, come in un film a doppia velocità.
«Che succede, tesoro? Papà è qui. Non aver paura.»
Quando la porta della camera viene spalancata, la piccola è seduta nel proprio letto, al buio.
Il click dell’interruttore suona a vuoto sotto la sua mano.
«Non c’è corrente, papà. Ho paura. L’hanno presa.»
Lo stomaco dell’uomo si contorce e le gambe quasi cedono, quando vede l’altro lettino sfatto e vuoto.
«Chi hanno preso? Chi è stato?» riesce solo a gridare, mentre il cuore accelera di quattro volte.
«Lisa, papà! L’ha presa l’uomo nero.»
L’unica cosa che gli viene in mente è di lasciare la moglie con Luna e precipitarsi fuori a cercarla.
«Amore, non ti muovere, aspetta solo un minuto!»
Nel buio percorre il corridoio al contrario, fino alla sua camera.
«Patrizia, svegliati, non c’è corrente, Lisa è sparita.» grida alla donna immobile nel letto.
Si avvicina per scuoterla, dopo aver maledetto il suo sonno pesante.
Gli basta toccarla e la testa si piega oltre cuscino, rilasciando a terra qualcosa di viscido che sciaborda tra i suo piedi con un tonfo umido.
«Patrizia! Patrizia!» il suo urlo manda in mille pezzi il silenzio, quando la mano si posa sul foro, largo come un pugno, al centro della fronte della moglie.
La bimba lo sente.
«Papà, che succede?»
«Resta dove sei? Non ti muovere.»
Marco si asciuga le mani, alle coperte.
«È fuori in giardino!»
L’improvvisa voce di Luna, lo fa sussultare. D’istinto guarda fuori dalla finestra e vede, giù in basso, la sorellina attraversarne tutta la lunghezza, con indosso solo il pigiama.
Si precipita giù dalle scale: «Luna, chiuditi a chiave in camera. Non aprire a nessuno!»
L’uomo fa due giri del giardino attorno alla casa, illuminato dalla sola luce della luna, ma la bambina sembra essersi, ancora una volta, volatilizzata.
Deve tornare dentro, prendere lo smartphone dalla borsa e chiamare la polizia.
È di nuovo nell’ingresso quando la martellata lo colpisce: proprio al centro della nuca, mentre è chinato a cercare il telefonino. La penna affilata si conficca nel cervelletto al primo colpo, come una forchetta nella sfoglia croccante.
Il suo corpo è squassato da una manciata di violente convulsioni, che imbrattano di sangue le pareti dell’ingresso, poi resta a terra immobile.
«Posso uscire, adesso?»
Luna apre la porta dello sgabuzzino.
«Certo, Lisa, ma non ti far vedere, papà ti sta ancora cercando in giardino. Lo scherzo è andato alla grande. Vai in cucina, ci meritiamo proprio una tazza di latte con i biscotti.»
La piccola volta le spalle alla maggiore, che, sorridendo malvagia, solleva ancora una volta il martello.