Crepuscolo

Il sole, tondo come un’arancia, calava sull’orizzonte. I suoi riflessi, di taglio sull’acqua, creavano una luminosa via dorata che spaccava il mare a metà.
Avanzai con il sedere lungo la sabbia e strinsi Liza da dietro. «Bello, vero?»
Lei guardava la risacca delle onde, con le gambe intrappolate tra le braccia. «Boh. A me i tramonti fanno tristezza.»
Avvicinai la bocca al suo orecchio. «Perché?»
Fece spallucce. «Ho orrore dei tramonti di sole. Sono romantici, fanno tanto melodramma.»
La baciai sul collo senza replicare.
«Ehi, ci pensi mai che tutto finisce prima o poi?»
Ridacchiai. «Sinceramente no.»
«Sul serio, Giovanni. Non ti spaventa tutto questo?»
«No» provai a mordicchiarle il lobo, ma lei ritrasse la testa. «Io penso solo che tra una settimana ci sposiamo.»
Liza si voltò e piantò i suoi occhi verdi nei miei. «David mi ha chiesto se sto facendo la cosa giusta.»
«Chi?»
«David, il mio parrucchiere.»
Annuii. «È gay?»
Lei tornò a fissare la spuma delle onde. «No, scemo. Non lo è. E lui dice che il matrimonio è una trappola.»
Alzai le mani e mi riparai la fronte. Era troppo abbagliante quel sole che affondava nel mare. «Una trappola in che senso?»
«David dice che quando si è giovani non ci si dovrebbe sposare. E meno che mai quando si è là con gli anni.»
Arretrai con il sedere lungo la sabbia e mi sistemai al suo fianco. «Tu che pensi?»
«Mi chiedo se abbia ragione. Voglio dire, io non potrei amare nessun uomo come ho amato te. Ci metterei una mano sul fuoco. Ed è proprio questo che mi spaventa.»
Le scostai un capello che le era calato sulla fronte. «Anch’io ti amo. Quindi dov’è il problema?»
«David dice che al dovere sopravvivono gli amori funzionali, non quelli romantici.»
Feci una risata di scherno. «Il tuo parrucchiere è anche uno strizzacervelli, per caso?»
Lei si massaggiò le gambe e tornò a guardare l’orizzonte. Io invece abbassai lo sguardo sulla sabbia. A me quel sole che ardeva nell’acqua faceva male agli occhi.
«Liza… Noi siamo fatti l’uno per l’altra. Ti ricordi la prima volta che ti ho baciato al concerto di Ligabue? È stato durante l’assolo di Piccola stella senza cielo, ricordi? Sei stata tu dopo due giorni a chiedermi di andare a vivere insieme, e io l’ho fatto senza pensarci perché era la cosa che…»
«Senza pensarci.»
«Esatto. Non ne ho avuto bisogno perché…»
«David dice che fare le cose senza pensarci è pericoloso.»
«David ha rotto il cazzo!»
Presi un pugno di sabbia e lo lanciai verso la risacca. Stavolta non ci furono strane luci ad abbagliarmi. All’orizzonte il sole moriva, stretto tra il cielo e la linea del mare.
Mi voltai verso la mia ragazza che si stava fissando i piedi, con le braccia ancora strette intorno alle ginocchia. Si dondolava, al suono cadenzato delle onde che sbattevano sulla riva.
«Liza, che cos’hai?»
Lei si girò versò di me con aria annoiata. «Niente. Sono stanca.»
In quel momento il sole scomparve nel mare e un’ombra scura e oblunga scese sul litorale.
«E poi te l’ho detto, Giovanni. I tramonti non mi sono mai piaciuti.»