Furcifer

Delle risate risuonano nella via dietro di me. I bulli si avvicinano. Devo nascondermi.
Svolto nel giardino di una casa del quartiere. L’erba è alta e le persiane sono scrostate. Mi infilo in un cespuglio. Spero che non mi trovino.
Faccio un respiro profondo e passo una mano sulla fronte. Una grossa cavalletta mi fissa da un ramo. Ritiro il viso, spero che non si muova.
Chiudo gli occhi, ma un fruscio mi riscuote. La cavalletta è sparita e alcune foglie vibrano. Sulle mani non c’è, sui pantaloni nemmeno. Mi sfioro la testa, ma anche lì niente.
Una foglia verde si muove a sinistra, sembra ondeggiare. Due occhi tondi si spalancano e la foglia diventa tutta rossa.
«Ahhhhhh!» Urlo, ma copro la bocca con la mano e soffoco un’imprecazione. «Stupido camaleonte, mi hai spaventato.» Chissà se mi hanno sentito.
Il suo occhio destro ruota, il sinistro resta fisso su di me. Ondeggia un po’ e fa un passo in avanti. Il rosso sfuma in un caldo arancione.
«Tranquillo, non voglio farti del male.» Sfilo lo zaino dalla spalla. «E spero che tu non ne faccia a me.»
Dall’arancione torna al verde e quasi scompare alla vista. Mi avvicino e lo guardo meglio.
«Beato te che puoi cambiare colore.» Mi fisso le mani. «Non sarò mai del colore giusto.»
Le voci non si sentono più. Sono salva, per oggi.