Il trono di ferro

Prologo.
«Il Re Snofru è morto!»
Gonfio di dolore il principe Khufu si alzò, stendendo la mano:
«Il mio regno sarà più potente e più glorioso di quello di mio padre, Snofru, il beato!»
Cinta la corona bianca e poi quella rossa, compì il rito della Riunione delle Due Terre e poi si occupò delle esequie del padre nella piramide. Anche lui pensava alla sua:
«Si costruisca per me un monumento incomparabile affinché si dica: “Egli ha fatto il suo monumento di eternità per affermare la sua identità con la Grande Enneade divina”. La mia piramide porterà il nome che proclamerà eternamente e per sempre: “Khufu è colui che appartiene all’Orizzonte”. Si convochi Hemiunu!»
 
La Grande Piramide.
Per la prima volta il Faraone era entrato nella sua piramide. Con lui c’era solo Hemiunu, il costruttore che gli indicava il cammino che l’avrebbe portato alla camera sepolcrale.
«Questa è la Grande Galleria.» continuava a spiegare.« L’inclinazione è particolarmente ripida. Secondo i Suoi dettami misura 101,94 cubiti di lunghezza, 4,48 di larghezza e 18,65 di altezza; la volta, in pietra calcarea, è formata da sette file di blocchi sovrapposti sporgenti verso l’interno e raccordati in alto mediante un lastrone di copertura.»
L’architetto concluse il suo breve discorso, prostrandosi ai piedi del Faraone che lo sollevò e gli disse:
«Continuiamo!»
All’estremità della galleria si apriva un vestibolo destinato ad accogliere le porte, ora sollevate, che sarebbero scese dopo la sepoltura. Giunsero alla piccola camera costruita con blocchi di granito rosa di Assuan. Il faraone si soffermò a guardare le stelle attraverso i pozzetti. Osservò a nord la stella Thuban ma soprattutto a sud la stella Alnitak, la più luminosa della cintura di Orione, là dove il suo Ka sarebbe risorto. Voleva chiedere ancora spiegazioni, quando l’architetto, con un largo sorriso gli mostrò una stanzetta adiacente:
«Dove mi stai conducendo, nobile Hemiunu?»
«In una stanza segreta!»
«Non ci possono essere segreti nella mia piramide!».
«Mio Signore, in questa stanza ci sono i libri di Thot!»
«I libri di Thot? Tu menti : io li ho cercati fino ad ora senza fortuna!»
«Mio Signore, io li ho trovati in una cassetta di selce nel tempio di Luni. Ma oltre ai libri ho trovato questo!»
Con un gesto della mano spinse la porta e in quella minuscola stanza Khufu vide un piccolo trono di ferro.
«Questo è il trono attraverso il quale Sua Maestà ascenderà al cielo e quivi resusciterà. Se ora vorrà sedersi si sentirà invadere da tutta la conoscenza di Thot!»
Il faraone si assise e subito esclamò:«Hemiunu, io non sento nulla!»
«Infatti, non devi sentire nulla!» gridò l’architetto
«Come ti permetti?» incalzò a sua volta Khufu che non riusciva più ad alzarsi.
«I tuoi monili di ferro e il tuo pugnale, per una magia che io solo conosco, rimarranno attaccati al trono e tu non ti potrai più muovere. Rimarrai qui, sepolto vivo. Perché dieci dei miei parenti sono morti durante questa costruzione per i turni di lavoro massacranti a cui li hai costretti per finirla in poco tempo, la tua maledetta piramide!
 
Epilogo.
Mentre Khufu gli lanciava tutte le maledizioni della religione egizia, Hemiunu rinchiuse la porticina, non prima di avergli citato una massima di Ptahhotep: «Non dedicarti alle macchinazioni contro il genere umano poiché il Dio castiga un simile intrigo!»