I bambini di domani

«Riesci a farlo funzionare?»
«Credo di sì. Devo solo collegare il luccicatore al rimbombacoso e…»
Le spie luminose del macchinario si accesero di verde. Una serie di deboli rumori meccanici diedero ai due un’ulteriore conferma della presenza di vita nell’oggetto.
«Iu-tub, sei un genio!»
«Non è merito mio. Lo spirito in questa macchina ha retto bene al lungo sonno.»
«Ma tu sei il migliore nel risvegliarli» rispose Wiki, poi stampò un bacio sulla guancia al giovane riparatore, che arrossì visibilmente e si fece indietro, istupidito. La ragazza scosse la testa, indulgente. Iu-tub aveva solo sette anni, era normale che non si comportasse ancora come un uomo.
Non ne aveva mica nove.
Wiki lanciò un’occhiata alla finestrella che dava sull’enorme atrio al piano inferiore. Le onnipresenti poltrone azzurre, un po’ malconce ma ancora confortevoli, erano state colonizzate dal resto dei membri della tribù, pronti a trascorrere la notte. C’era ancora un po’ di tempo prima che il Colonnello ordinasse la ritirata.
Fece girare la piccola scheda nera tra le dita. Wiki era un’anziana di quindici anni ed era considerata la sapiente tra i suoi pari. Era a conoscenza del valore di ciò che aveva rinvenuto. Senza perdere altro tempo, aprì uno sportello sulla sommità del macchinario e inserì la scheda.
«Sei sicura di quello che fai?» chiese Iu-tub, con una nota di paura nella vocina stridula. Wiki non gli rispose e si limitò a incrociare le dita.
L’occhio grigio della macchina proiettò all’improvviso un fascio di luce attraverso la finestrella. Subito dopo, vennero raggiunti dalle grida terrorizzate dei bambini della tribù.
Wiki spalancò la porta dello stanzino e corse al piano di sotto, ansiosa di scoprire cosa avrebbe visto. Incontrò il Colonnello a metà delle scale, trafelato e con l’ascia in pugno. Aveva dodici anni ed era il miglior guerriero tra le loro fila.
«Là sotto si sono svegliati gli spiriti! Cos’è questa diavoleria?» esclamò.
«Un prodigio, capo! Seguimi e ti spiegherò!»
La ragazza arrivò all’atrio con il Colonnello e Iu-tub alle calcagna e osservò meravigliata quanto stava accadendo.
I bambini, le cui bocche formavano ora una O di stupore, osservavano enormi uomini muoversi su strade grigie, circondati da torri scintillanti. Adulti, vecchissimi, come non se ne vedevano da quando cent’anni prima il brutto male aveva preso il mondo. I giganti erano proiettati su un enorme riquadro bianco, materializzati dalla luce emessa dall’occhio dello spirito-macchina.
«Cos’è questo?» chiese il Colonnello.
«Il 2019, credo» rispose Wiki. Come sapiente doveva tenere il conto del tempo che passava. Numeri che ricordava a memoria, ma a cui non riusciva ad attribuire un significato preciso. La storia è importante, le diceva sempre TreCani, il suo predecessore. Si era spento a diciannove anni, dopo aver vissuto una vita piena.
«Com’era bello» commentò Iu-tub.
Aveva ragione. Cent’anni prima era davvero bello.
L’intera tribù nomade osservò lo spettacolo in silenzio, finché lo spirito-macchina non tornò al suo lungo sonno.
«E adesso?» chiese Iu-tub.
«Dovremmo farlo anche noi» disse il Colonnello.
Tutti si voltarono verso di lui con sguardo interrogativo.
«Sì, dico, mettere i nostri spiriti dentro quella macchina. Ora noi abbiamo visto com’era bello prima. Forse, tra cento anni, qualcuno ci troverà e capirà quanto è brutto adesso, e si sentiranno fortunati.»
«Chi ti dice che tra cent’anni andrà meglio?» chiese Wiki.
«Il fatto che non possa andare peggio».
Nessuno rispose.
«Posso farlo, credo» disse Iu-tub. «Sì, in quella stanza ci sono pezzi di… ruba-anime. Forse con un pezzo qua e uno là, riesco a metterne insieme uno nuovo.»
«È un peccato che non si possa fare con le persone» gli rispose Wiki.
 
«Parto?» chiese Iu-tub.
«Vai!» ordinò il Colonnello.
Il viso del riparatore rimase corrucciato per un istante, poi si illuminò.
«Funziona! Inizia!» bisbigliò a Wiki.
La ragazza, di fronte all’occhio luminoso dello spirito ruba-anime, accennò un sorriso timido.
«Ehr… ciao. Io mi chiamo Wiki, e questa è una filmazione per i bambini di domani…»