Il massaggio

Al mondo c’è forse qualcosa di meglio che stare sul divano a guardare un film quando fuori piove e fa freddo?
Gino accarezzava i capelli di Sonia, la cui testa era comodamente appoggiata sulle sue ginocchia.
In realtà non proprio sulle ginocchia.
In effetti, la nuca di sua moglie gli premeva sul pisello, mettendolo in quella strana situazione di disagio in cui non sai se sia normale eccitarsi oppure si tratti di una disfunzione per malati di mente.
Lei sospirò. «Tieni a bada quel coso.»
«Ma figurati, amò, stai serena.» Gino si ritirò qualche centimetro indietro e si morse un labbro. Così era dura, però.
Come un lampo improvviso, lo schermo del suo cellulare si illuminò sul bracciolo del divano, rischiarando il salotto. Chi mai poteva essere a quell’ora?
Una rapida occhiata: numero anonimo.
«Scusa, tesoro.» Si alzò per andarsene in camera e infilò un cuscino sotto la testa di Sonia per non lasciarla senza appoggio.
A piedi nudi sul pavimento gelido, varcò la soglia della camera e rispose alla chiamata. «Pronto. Con chi parlo?»
«Noi avele tuo video. Tu pagale diecimila eulo entlo domani o noi fale vedele a tua moglie.»
Ma che cazzo di storia era mai quella. «Albè, sei tu? Dai, basta con ‘sti scherzi. C’hai più di quarant’anni ormai, è ora di smetterla, su.»
«Niente schelzi, siamo selissimi.»
«Dai, Albè. Manco più la voce dei cinesi ti riesce bene. Una volta eri anche più bravo a fare ‘ste cose, ci mettevi più passione, più ingegno, più trasporto.»
Dall’altro lato del telefono, nessun accenno di confidenza. «Ultimo avviso. Tu domani dale diecimila eulo oppule tua moglie vede tuo video dentlo a centlo massaggi.»
O porca troia. Alberto non ne sapeva niente delle sue capatine al centro massaggi. Allora forse non era lui. O forse lo aveva visto per sbaglio entrare lì dentro e coglione com’era ci stava costruendo tutto lo scherzo attorno. Boh. Fatto sta, Gino non era più così sereno come lo era prima.
Riordinò le idee. «Allora, che cosa si vede in questo video? Così, giusto per capirci.»
«Si vede tu allungato su lettino e lagazza molto calina che fa massaggio a te.»
Gino deglutì piombo. «Ho capito, ragazzi. Ma lo sanno tutti che soffro al nervo sciatico. Mi si infiamma sempre. Il dottore dice che dipende dalla schiena, Nonno dice che è come cambia il tempo, i fisioterapisti dicono che più che le terapie ci vogliono i massaggi… e quindi…»
Per un lunghissimo attimo dall’altra parte nessuno rispose.
«Oh.» Incalzò Gino. «Ci siete?»
«A noi non semblale nelvo sciatico.»
«Cosa?»
«Quello che avele in mano lagazza non sembale ploplio tuo nelvo sciatico.»
Una goccia di sudore freddo come ghiaccio scese lungo la fronte di Gino. Nella sua mente si aprirono gli scenari più suggestivi. Si immaginò Sonia che lanciava tutte le sue cose dal balcone urlandogli contro ogni tipo di ingiuria. Si immaginò sua madre che rifiutava di accoglierlo di nuovo in casa e suo padre che non diceva nulla ma lo guardava con disprezzo scuotendo solo il capo.
Insomma, se non era una tragedia, poco ci mancava. E doveva risolvere, in un modo o in un altro.
«Ascoltate.» Ci provò. «Posso darvi cinquemila, sono tutti i miei risparmi. Ci avrei comprato la moto il mese prossimo ma vista la situazione posso continuare anche a usare la bici per un po’.»
«Diecimila.» Rispose fredda la voce dall’altra parte.
«Facciamo otto. Ottomila e vi regalo pure cinque litri di olio di zio Franco. Credetemi, una delizia.»
«Die-ci-mi-la.» Sillabarono dall’altro capo.
Gino sbottò. «Ma non ce li ho, cazzo! Non ce li ho!»
Dall’altra parte, un altro interminabile silenzio gelò l’aria.
«Pultrloppo noi sapele che tu no avele una lila manco pel piangele, ma se olio di zio Flanco è buono come anno scolso noi plendiamo volentieli.»
«…Albè!»
Risate. «Gino!» Ancora grasse risate.
«Albè ma tu sei veramente una merda. Stavolta giuro che t’ammazzo!»
«Oh oh. Che paula! Io tlemale tutto come una foglia.»
La chiamata si interruppe.
E un’amicizia, forse.