Le lacrime di un dio

Giorno 2
«… il fenomeno si verifica solo all’alba. Sono stati segnalati panico e disordini in alcune città. Il governo è già intervenuto per riportare la situazione alla normalità.»
Dany mi si aggrappa al braccio. È spaventata. Cerco di tranquillizzarla, ma non è facile. Sta succedendo tutto troppo in fretta. Dovrò inventarmi qualcosa per tenerla lontana dal clima di tensione che si respira all’esterno.
«Al momento gli esperti non hanno una spiegazione ragionevole per ciò sta accadendo…»
Tanto per cominciare spengo la Tv.
 
Giorno 5
«Ho chiamato la nonna e il nonno, stanno bene» riferisco a Dany. «E anche papà.»
«Perché non può stare con noi?» mi chiede con occhi colmi di malinconia.
Ogni volta è difficile farle capire perché questo non è possibile. Ci sto molto male, ma è così che deve andare.
Le ho scaricato un nuovo giochino sul cellulare, per distrarla un po’, ma lei resta rannicchiata sul divano a sospirare.
Su Facebook hanno scritto che le ombre avvistate all’alba si moltiplicano ogni giorno di più.
La gente nelle città sta impazzendo. Nessuno sa cosa fare.
 
Giorno 8
Insieme a Dany sto preparando la pasta fatta in casa. Ci lanciamo in faccia la farina e ci sporchiamo le mani di pomodoro. Ci stiamo divertendo un mondo. È un’inaspettata oasi di serenità.
Facciamo una doccia veloce, ci vestiamo e usciamo sul balcone.
Per le strade c’è un silenzio che gela il sangue, qualcosa di molto simile ai lockdown per il Covid-19.
Chissà quanto potrò resistere in questa situazione.
 
Giorno 13
Mi sono svegliata molto presto. Per fortuna Dany dorme tranquilla. Salgo sul terrazzo e resto a contemplare la bellezza del sole che sorge. C’è qualche nuvola, ma il cielo è d’un blu sorprendente. È proprio in questo momento che l’aria comincia a tremolare come se si caricasse di un’energia misteriosa. Si forma una gigantesca membrana, screziata come la superficie di una bolla di sapone. Da quel fenomeno gocciolano macchie di colore che si diffondono nelle città. Le vedo proprio adesso, sono migliaia. Sembrano le lacrime di un dio.
 
Giorno 14
Suonano alla porta. Impossibile che qualcuno venga a trovarci nel bel mezzo di una crisi mondiale. Guardo dallo spioncino.
È lui. Lo stomaco mi si contrae. I ricordi affiorano prepotenti. Lo faccio entrare. Non dice nulla. Abbozza un sorriso. Anche lui è spaventato, e lo nasconde a fatica.
«Come hai fatto a…?» gli chiedo, ma Dany corre da lui.
«Papà!»
Marco ha la barba incolta, si è rasato i capelli, ha cambiato gli occhiali. Sembra invecchiato di dieci anni. Abbraccia forte sua figlia, poi gioca scherzosamente con le sue trecce.
«Perché sei venuto?» Mi chiudo a riccio. La rabbia ha preso il sopravvento.
«Avevo bisogno di stare con voi» spiega lui, imbarazzato. «Là fuori c’è l’inferno.»
«Papino, resti con noi? Resti con noi? Resti con noi?» cantilena Dany, con entusiasmo alle stelle.
Si vedrà.
 
Giorno 17
In Tv non arrivano più notizie. Sono rimasti in pochi a scrivere sui social: qualche folle propone bizzarre teorie sul fenomeno: la vendetta della natura, terrificanti esperimenti dei militari, il magnetismo terrestre che ha dato di matto. Forse non c’è più neanche un governo.
Le lacrime colorate sono ovunque. Attaccano gli esseri umani e li fanno scomparire. C’è n’è una per ognuno di noi.
Marco mi fissa con una strana espressione soddisfatta. «Sono contento che tu mi abbia accolto.»
«Ma non ti ho perdonato» ribatto. Non so se lo farò mai. Forse sì, non so. Forse è così che deve andare.
«Non importa» dice. «C’è Dany, e ci sei tu. Non ho bisogno di altro.» E mi bacia.
 
Giorno 20
Siamo in strada, tutti e tre. Ci teniamo per mano. Il sole sta nascendo ancora. Aspettiamo il nuovo giorno, l’ultimo. Qualche sconosciuto ci fa compagnia. La membrana nel cielo è sempre lì. Le lacrime si muovono verso di noi. Abbraccio Dany, sorrido a Marco. È questo ciò che conta, che restiamo insieme.
Fra poco sarà tutto finito.
 
Giorno 1
È incredibile. C’è tantissima gente. Non siamo morti. Il mondo ora è diverso. Abbiamo superato un confine. Una nuova vita?