La vita nonostante

Scene di ordinaria amministrazione famigliare all’ombra di valori morali dettati dal comune modo di pensare, non fosse che la parola “comune” è definita tale da chi impone il comune modo di pensare. Finalista nella Centesima Edizione di Minuti Contati, un racconto di Maurizio Bertino.

 
«È arrivato papà!» Urlò Sharon tutta contenta. «Papà papà papà!»
«Ecco le mie due ragazze preferite!» Esclamò Sergio entrando in casa.
«Ciao tesoro!» Sara li aspettava in cucina, felice.
«Un bacio alla mia mogliettina e uno alla mia scimmietta…»
«Ranocchietta! Sono una ranocchietta!»
 
«Aspetta amore, lo prendo io!» Disse Sergio alzandosi da tavola.
«Ma tu sarai già stanco per il lavoro, io sono stata a casa tutto il giorno…»
«La nostra ranocchietta prosciuga energie e poi la mia è stata una giornata tranquilla, il brutto arriverà nei prossimi giorni.»
«Un nuovo carico?»
«Cinque treni pieni, di quelli superveloci. Uno dalla Francia, due dalla Germania e gli altri dai paesi dell’Est.»
«Farai tardi, dunque…»
«Dipende da quanto tempo ci mettiamo a smistarli, sai che hanno tolto il bonus per le uccisioni rapide? Adesso bisogna analizzarli e poi dividerli tra quelli adatti per il lavoro, quelli da inviare ai forni crematori per lo smaltimento immediato e quelli da mandare agli esperimenti e tra loro bisogna selezionare quelli per i tumori, quelli per i denti, quelli per le malattie infettive e tutta una serie lunghissima di differenti specificazioni…»
«Ma perché togliere il bonus se c’è più lavoro?»
«Perché ad ammazzarli senza esaminarli c’è il rischio di perdere elementi utili per altri utilizzi. Al Governo non è più sufficiente il guadagno garantito dallo smaltimento eccedenze per le altre nazioni e sai cosa ti dico? Che hanno ragione. Al momento abbiamo risolto il problema della disoccupazione, ma è come se fossimo tutti dei manovali. Dobbiamo puntare sulla ricerca e possiamo farlo solo aumentando le sperimentazioni.»
«Sì, penso anch’io che facciano bene, amore.» Rispose Sara.
«E poi, chi lo sa… Magari troveranno una cura per te…» Sergio accarezzò la moglie.
«Una cura per la mamma! Una cura per la mamma!» Urlò Sharon tutta eccitata.
 
«Ti amo.» Disse Sara.
«Ti amo anch’io.» Rispose Sergio cingendole il collo.
«Sono pronta.» Sussurrò lei.
«Allora attenta… Uno, due, tre!» Lui la sollevò dalla sedia a rotelle e la adagiò delicatamente sul letto.
«Sharon dorme?» Chiese Sara.
«Come un sasso.» Rispose lui baciandola e coricandosi al suo fianco.
«Cosa ti ha chiesto di leggerle?»
«Ci siamo guardati una puntata di quel cartone che le piace tanto…»
«Quello con le ranocchie?»
«Si, quello… Però, amore, mi chiedo se sia giusto farglielo guardare.»
«Perché?»
«Non so, mi sembra strano. Noi siamo cresciuti con la cosa che è il ranocchio che dev’essere baciato per trasformarsi in principe…»
«E lì è pieno di ranocchie che cercano il vero bacio per trasformarsi in fanciulle…» Sara sorrise «Senti… Cra cra!» E baciò il marito. «Puff! Eccomi qua!»
«Scema…» Lui le accarezzò il volto. «È che mi sembra strano, è un ribaltamento dei ruoli, no?»
«Questo è grave, in effetti…» Sarà fece finta d’incupirsi. «Se un giorno trovasse sulla sua strada una ranocchia e provasse a baciarla potremmo pensare che stia sviluppando una forma di lesbicite acuta…»
«Scema…» Sergio sorrise. «Senti qua: cra cra!»
Si baciarono.