L’Enfer

Terzo classificato nella 119° Edizione di Minuti Contati, un racconto di Stefano Pastor in cui l’inferno personale diventa l’inferno di tutti.

 
Ne avevano già giustiziati sei quando arrivò il suo turno.
Giselle aveva creduto di poter affrontare la morte a testa alta, ma non ci riuscì.
Quando vennero a prenderla implorò. «No, vi prego! Non sono ancora pronta!»
Era molto bella, ma non era un bene. Quelli erano pezzenti, barbari e ottusi. Non era la bellezza a eccitarli, ma il sangue.
«Vi scongiuro, solo un po’ di tempo!»
Uno di loro l’accontentò. «Come vuoi, cittadina. Tempo avrai. Scegli chi prenderà il tuo posto.»
Giselle si guardò intorno, la grande cella era piena. Uomini e donne, famiglie intere. Un tempo nobili, ormai rifiuti.
Le fu facile, anche troppo. Puntò il dito. «Prendete lui.»
Era un usuraio, lei lo conosceva. L’aveva odiato.
Lo presero e lo portarono via. Lui la maledisse.
La ghigliottina calò un’altra volta.
Tornarono, e vennero da lei. «Sei pronta adesso, cittadina. O preferisci che qualcun altro prenda il tuo posto?»
Giselle puntò nuovamente il dito. Un uomo anziano.
Tornarono ancora, dieci e cento volte. La costrinsero a scegliere e lei lo fece. Divenne sempre più difficile. Puntò il dito contro gente che conosceva e infine rimasero solo i bambini. Ma puntò il dito anche contro di loro.
Restò sola. Aveva barattato la sua anima per qualche ora in più.
«Ci sono soltanto io», disse quando tornarono.
«Non preoccuparti», rispose il suo aguzzino. «Le carceri stanno per riempirsi. Domani avrai modo di mandarne a morire mille altri.» Le ammiccò. «Oh, mia principessa, ci sarà da divertirsi. La rivoluzione è appena iniziata.»