L’intruso

«Vado io! Deve essere Don Silvano».
La voce della mamma copre il campanello.
È proprio Don Silvano. Ogni domenica la stessa storia.
Le campane urlano la fine della messa e dopo pochi minuti arriva il pastore. Ma a far che? Non ricordo mai quello che succede quando lui arriva ma credo si chiuda con la mamma e papà per dire messa.
Ma non sarebbe più semplice andare in chiesa? Sono mesi che ho scoperto che la bionda della terza B ci va tutte le domeniche. E invece noi facciamo le cerimonie in casa.
«Tesoro vieni a salutare Don Silvano».
Non riesco a muovermi, vorrei parlare ma la bocca non si muove. Poi il buio.
 
Alzo lo sguardo e l’oscura figura del sacerdote mi osserva. Un fetore improvviso mi penetra le narici.
«Non vengo lì, mia cara signora, il suo prete puzza di merda».

 
«Gioele, sei impazzito? Ma che dici? Chiedi subito scusa a Don Silvano!».
Il viso della mamma sembra stravolto dalla rabbia e dal dispiacere. Ma perché?
«Mamma, io non ho detto niente»
Forse mi è di nuovo scappata qualche parolaccia.
Ma davvero mi sta succedendo? Devo essere impazzito sul serio.
Don Silvano mi sorride e si avvicina a me, tendendomi la mano destra.
La apre, come a benedirmi.
Mi piace Don Silvano, è simpatico ed è proprio un…
 
…un servo del peggior fallito della storia.
Si avvicina con quell’orribile ghigno stampato su quella faccia che fa male solo a guardarla.
Il pugno sollevato su di me è una minaccia intollerabile. Devo reagire prima che alzi quell’affare che ha nella mano sinistra.
«Ficcatela in culo quella manaccia, pezzo di merda!».
La signora sgrana gli occhi e il pretaccio ha un attimo di esitazione. Questo è il momento giusto. Gli lascio partire uno dei miei famosi sputi succulenti.
Il catarro verde si spiaccica su quella faccia da imbecille. Colpito!

 
«Don Silvano, faccia qualcosa. Stavolta è peggio di sempre».
«Signora, le assicuro che ci sto provando».
Mi gira la testa, non capisco cosa stia succedendo.
Don Silvano e la mamma stanno parlando di me. Lui è…accidenti che schifo. Ha il viso coperto da una robaccia schifosa, sembra vomito.
«Mamma, ma che succede? E Don Silvano… Che schifo ha sulla faccia?».
Il Don tira fuori dalla tasca un enorme fazzoletto di stoffa e si pulisce il viso. O almeno ci prova.
«Niente di che figliolo, solo il tuo inquilino che fa i capricci. Ma io sono qua per dargli lo sfratto».
Sembra impazzito e, con una smorfia orribile che gli deforma il viso, alza la mano sinistra.
«E ho con me il vero padrone di casa che non ti vuole più qui. Vattene!» Il crocifisso di San Benedetto, quello che di solito è appeso sopra la porta della sacrestia, svetta sopra la sua testa.
Mi scappa da ridere ma cerco di trattenermi. Non voglio mancare di rispetto perché non voglio far arrabb…
 
…maledetto bastardo. Non riesco a muovermi.
Qualcosa sta salendo dallo stomaco, su per la gola e stavolta fa pure male. Non riesco a resistere e apro la bocca. Un fiume di magma caldo si libera su questi due servi della falsa Chiesa.
«Vattene tu, burattino. Tu e questa troia che viene sempre a trovarti dopo la recita di quella collana con le palline».
Colpito e affondato. Il pretaccio apre la bocca per dire qualcosa ma un po’ del mio vomito finisce dentro e la richiude subito. Che spasso questo imbecill…

 
«Che succede mamma?».
Le tempie mi martellano e un sapore dolciastro mi riempie la bocca, come se avessi vomitato. La mamma sta sorridendo in un modo strano e guarda Don Silvano.
Lui fa ancora qualche passo verso di me e…
 
…mi schiaccia, vuole schiacciarmi. Non respiro…
 
«Che succede Don?».
 
Non riesco più a stare qui dentro, devo uscire. Questo corpo mi opprime. Devo andarmene.
 
«Succede che nel nome di Gesù tu lascerai questo corpo e questa casa. Vatt…».
Una lama esce dalla gola di Don Silvano e un fiotto di sangue mi esplode in faccia. La mamma sorride e sfila il coltello dal collo del sacerdote.
 
«Vattene tu, prete di merda. Questa non è casa tua».
 
La mamma. Perché?
 
Finalmente posso respirare. E brava la mammina.
Questa è casa nostra.