Lo dice la TV

«Aiutami!»
Rino prese il telecomando. Il film era troppo noioso.
«Ti prego, non cambiare canale. Aiutami!»
“Pazzesco”, Rino sorrise, “trama inconsistente, pessima recitazione… e ora tirano fuori questi mezzucci da avanspettacolo.”
L’uomo sembrava guardarlo: «Rino. Sono vero e ho bisogno del tuo aiuto.»
Il telecomando gli cadde di mano.
Si alzò lentamente dalla poltrona, mentre l’uomo urlava e batteva i pugni… dove? Sulla cinepresa?
Ebbe per un attimo l’impressione che lo schermo si muovesse, come spinto fuori dall’interno.
«Ah Bene!» Scosse forte la testa: «L’ultima frontiera dell’interattività, vero?»
L’uomo rispose: «So che sembra assurdo. Non cercare spiegazioni: aiutami e capirai tutto.»
Ormai in piedi, Rino girò le spalle alla tv.
“Pensa te a che livello sono arrivati. Lo dicono da anni che con questi smart tv ci spiano e…”
«Rino, ieri sera eri su quella poltrona e abbracciavi Antonella.»
Si girò di scatto verso lo schermo. Dalla finestra arrivavano rumori strani.
«Dopo avete fatto altro lì, sul tappeto. Qualcosa si vede anche da qui e, non vorrei dirtelo, pare non sia stata una grande prestazione… Oh!» L’uomo aveva alzato le mani , portandosele all’altezza del viso, «così mi hanno detto. Io non c’ero.»
«Come vi permettete! Chi siete?» Rino urlava, preso da una rabbia incontenibile: «Mi volete ricattare? Mi avete filmato mentre…»
«Finiscila.» L’uomo adesso era calmo e lo guardava dritto negli occhi: «Nessuno ti ha registrato, la tua tv non ha neppure la videocamera. Aiutami, è semplicissimo.»
Rino era paralizzato: “Magari sto soltanto impazzendo.”
Da fuori veniva sempre più rumore: un forte vociare, ambulanze. Qualcuno urlava.
L’uomo sorrise, un sorriso largo, sincero: «Devi solo allungare la mano verso lo schermo.
«Ma chi sei?»
Ancora urla.
«Ti ho dato centinaia, migliaia di ore della mia vita. Ti ho informato, ti ho cresciuto, ti ho fatto ridere e piangere. Ti ho intrattenuto, ti ho fatto pensare e non pensare. Tutto quello che ti chiedo adesso è di allungare la mano.»
Lentamente, incerto sulle gambe, Rino andò allo schermo e avvicinò la mano destra.
«Grazie.»
La sentì afferrare e, dopo un attimo, l’uomo era in piedi davanti alla televisione.
Rino quasi si accasciò a terra.
L’uomo, che aveva la faccia di un attore conosciuto, si rivolse allo schermo: «Aperto anche questo, venite.»
Centinaia di luci colorate uscirono dal televisore. Rino le seguì, prima con lo sguardo poi, come risvegliatosi dal torpore, corse verso la finestra. Migliaia di luci uscivano dalle case. Alcune andavano verso il cielo, altre in città.
Caos ovunque. Astronavi delle fiction e bombardieri della seconda guerra mondiale facevano tabula rasa degli edifici, nella strada sottostante degli elfi sgozzavano i passanti. Altra gente cadeva sotto il fuoco delle SS. Il passaggio di Superman fece tremare i vetri.
L’uomo si avvicinò a Rino e gli mise un braccio sulle spalle: «Tranquillo, è compreso nell’abbonamento.»