Occhi verdi

«Ti baciai prima d’ucciderti; per finire non c’è che di mia mano su un bacio morire.»
Tommaso recita al centro del palco. Cinzia lo spia nascosta dietro una colonna.
I suoi occhi scivolano sul corpo atletico del giovane. Ne accarezzano i lineamenti rapiti dall’estasi artistica.
Un dio d’ebano. Un angelo nero. Un uomo perfetto. Aggettivi che la sua mente nel caos genera per descrivere ciò che prova.
Lui si inginocchia accanto al corpo immaginario di Desdemona e gli occhi di lei si inumidiscono. Quando denuncia i crimini di Iago, lei sente il suo petto palpitare. Quando lui si accascia a terra, nell’istante del suicidio, il suo cuore perde un battito.
Tommaso si rialza. Cinza si accorge che il suo sguardo sta andando nella sua direzione e si nasconde dietro la colonna.
Non respira fino a quando non sente che è tornato a recitare alcune battute.
Si dà della stupida: non è andata alle sue prove solitarie per spiarlo, ma per dichiararsi.
Fa alcuni respiri lenti. Calma il cuore. Lo osserva un’ultima volta, prima di andare.
L’adone moro è in posa plastica, bello come una divinità pagana.
«A letto nuda, Iago, e senza male intenzioni? È un’ipocrisia che truffa il diavolo. Chi ha buone intenzioni e fa così si fa tentare dal diavolo e tenta il cielo.»
«L’onore è un’entità che non si vede; ce l’ha chi spesso non ce l’ha. Ma il fazzoletto…»

Cinzia si volta e si accovaccia istintivamente nell’ombra. Andrea, lo Iago della recita, sta raggiungendo il palco ed applaude lentamente.
Il ragazzo di colore si volta verso di lui. Sorride e porta i pugni sui fianchi.
«Quindi? Come stavo andando?»
«Avrei potuto piangere» gli risponde Andrea, arrampicandosi sul palco. «Sabato sera ci farai fare un figurone.»
«Solo se daremo tutti il massimo» Tommaso gli porge la mano e lo aiuta a salire. «Tu, ad esempio, ti sei allenato a fare il sorriso infame di Jago?»
«Come? Così?»
Cinzia vede Andrea scoprire i denti. Lui e il giovane dalla pelle scura sono vicinissimi.
«No, questo è il sorriso di cui mi sono innamorato.»
Tommaso gli accarezza il volto. Andrea ride. I due si baciano.
Il cuore di Cinzia si arresta per un istante, poi comincia a pompare senza controllo. Lei si volta, si addossa alla colonna e scivola fino a finire con il volto tra le ginocchia.
L’immagine di quel bacio resta impressa nei suoi occhi chiusi. La ferisce come se le fosse stata impressa a fuoco sulle retine.
Il dio d’ebano. L’angelo nero. L’adone moro. L’uomo perfetto.
Non sarà suo. Non ricambierà mai quello che prova, per quanto forte sia. Le lacrime cominciano a colarle lungo le guance. Fatica a non singhiozzare.
Assecondando un impulso disperato, accenna a osservare di nuovo oltre la colonna. Tommaso e Andrea sono abbracciati. Parlano della recita e parlano d’amore. Sembrano felici.
Cinzia sente le braccia bruciarle e si accorge di aver affondato le unghie con così tanta forza nella carne da aver lasciato tante piccole mezzelune cremisi. Il suo sguardo passa dai ragazzi innamorati alle ferite e poi di nuovo ai due giovani.
Si asciuga le lacrime. Nel caos delle sue emozioni emergono parole cha ha imparato, pur non dovendo recitarle.
«Ah, guardatevi dalla gelosia, il mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre.»
Sussurra, poi si alza.
Esce dal teatro senza mai guardarsi indietro.