Scegli!

Scegli!

Carlo aprì gli occhi cercando di capire dove si trovasse. Si guardò attorno sollevato, era in casa sua. Provò a muoversi ma qualcosa gli bloccava i polsi.

«Fermo!» disse Samuele chinandosi verso di lui.
Carlo si ritrasse. Cosa voleva quell’uomo? «AIUT…» provò a urlare, ma una fitta allo stomaco glielo impedì.
«È così che accogli un vecchio socio?» chiese Samuele ritraendo il piede. Gli occhi gli brillarono di follia.
Spaventato, l’uomo imprigionato fissò tre sacchi appoggiati vicino all’albero di natale. Era la prima volta che li vedeva. Ognuno era chiuso da un nastro di colore diverso. Per un attimo gli sembrò di percepire un movimento.
«Vedo che sei curioso.» L’ex socio si fregò le mani e impugnò il primo fiocco. «Sono venuto per aiutarti. Sai, tu non conosci generosità, onestà, altruismo. Ti comporti come se fossi l’unico uomo sulla terra.» Samuele sembrò recitare.
Il fiocco si sciolse, la tela cadde a terra. Incaprettata e imbavagliata c’era la madre di Carlo. Gli occhi spalancati imploravano pietà.
«Ti presento il natale passato.»
«Non puoi.» protestò l’uomo.
Samuele saltellò fino al secondo sacco. Impugnò il laccetto, si voltò e sorrise. «Ecco il natale presente.»
Gaia, la moglie di Carlo, era nella stessa condizione della prima donna, ma con gli occhi chiusi.
«Cosa vuoi?» Le lacrime solcarono il volto dell’uomo.
«Aiutarti.»
«Ti supplico, dimmi cosa vuoi.»
Samuele lo guardò stupito «Voglio aiutarti, come tu hai aiutato me.»
«L’ho fatto. Ho liquidato la tua parte e hai pagato i debiti.» Carlo capì subito di aver detto la parola sbagliata. Samuele gli si fece sotto, naso contro naso.
«Liquidato. Hai detto bene.» Sputò parlando. «E poi hai venduto l’azienda ai tedeschi a un prezzo cento volte più alto.»
«Come potevo saperlo? L’offerta è arrivata dopo.»
Samuele andò al terzo sacco. Prese il fiocco e tirò. «Ed ecco il natale futuro.» Il telo cadde. Era vuoto.
La speranza tornò «Quanto vuoi?» chiese Carlo.
«Voglio solo che tu scelga.»
«Il natale…»
«Shhh!» Lo ammutolì Samuele. «Non ci vuoi pensare?» L’aguzzino scomparve dalla visuale.
Una spinta alle spalle fece cadere Carlo. La scarpa del pazzo gli stava pigiando il viso. Sentì un contatto freddo, i polsi erano liberi.
«Prendi il coltello e scegli.»
Un fucile gli premeva tra le spalle.
«Scegli!»
Carlo camminò piano. Guardò sua madre, che supplicava, e le sorrise «Stai tranquilla» sussurrò. Sospirò sperando che Gaia non avesse vissuto nulla di quella tragedia. Arrivò al sacco vuoto e si bloccò. C’era qualcosa sul fondo. Si chinò e impietrì. Non poté contenere le lacrime che inondarono il cartoncino nero adagiato a terra. Una piccola sagoma bianca sembrava salutarlo. Si voltò verso Samuele che lo esortò: «Scegli.»
Carlo sollevò gli occhi al cielo e con un movimento rapido si trafisse lo sterno. Cadde all’indietro, il sangue gli inondò i vestiti. Era questione di attimi e sarebbe morto.
«Dovevi scegliere» sussurrò Samuele.
Ci furono due spari ravvicinati, poco dopo ne arrivò un terzo.
Il cuore di Carlo smise di battere.