Ti sarò per sempre fedele

Alzo la zampa e piscio di gusto sul pneumatico dell’auto posteggiata in doppia fila. Aspetta… ma si dice sul pneumatico o sullo pneumatico? Boh, cazzo ne so, intanto piscio, poi magari ci ragiono su con più calma.
Ora devo sbrigarmi, che fra poco il cimitero chiude.
Comunque dovrei smetterla di pisciare sulle strade in salita, che poi inizia a scolare tutta in giù e mi bagno sempre le zampe. Aspetta… ma sulle strade in salita o quelle in discesa? Boh, vabbè, dipende dalla prospettiva dicono i professoroni. L’altro giorno c’era uno al bar che diceva che non esiste prospettiva senza due punti di vista. Sarà stato un filosofo.
Ma tant’è.
Salgo sul marciapiede, e mi riavvio trotterellando.
Ci siamo quasi, dai. Un centinaio di metri e sono arrivato a sto benedetto cimitero.
Speriamo che anche oggi fili tutto liscio, c’ho sempre una fottuta paura che qualcuno si accorga di qualcosa e mi sbattano in un canile. Non sia mai!
Eccoci, il fioraio è lì che mi aspetta davanti al suo furgoncino.
Mi avvicino e gli faccio i miei soliti occhioni dolci.
La sua mano sulla mia testa è una carezza gentile. «We Bobby, buongiorno. Mi stavo giusto chiedendo che fine avessi fatto oggi.» Mi indica fiero tutta l’esposizione floreale del giorno.
La solita vagonata di crisantemi di tutti i modelli e colori, più altri fiori che manco so come si chiamano.
Mi avvicino a un vaso, annuso un bel crisantemo di quelli importanti e lo sfilo via con la bocca.
Il fioraio mi sorride, e io in cambio gli regalo una bella scondinzolata sul ginocchio.
Forza, è ora di entrare adesso.
Sul cancello d’ingresso, alla mia vista, il custode del cimitero si alza in piedi dalla sedia. «Bobby, finalmente! Dai, corri, vai dentro a portare il fiore al tuo padroncino e torna qui, ti aspetto.» Mi sventola sotto al naso una bistecca che forse peserà due chili.
Mamma quant’è bella. E certo che faccio subito!
Aumento il trotto, giro l’angolo e costeggio il lungo porticato in pietra che porta alla tomba di Carlo.
La gente si accorge di me, mi indica, e sento tutti gli occhi addosso. È il prezzo della notorietà, c’è poco da fare. Mi fanno foto, video… una ragazza sulla ventina mi si affianca in corsa che vuole farsi addirittura un selfie, ma inciampa su un sasso e rotola fino a cozzare contro una croce in pietra piantata nel terreno.
Ci siamo quasi, ecco la tomba.
Il classico capannello di gente si è radunato attorno a me. Si può entrare in scena. C’è da guadagnarsi la libertà al posto di uno squallido canile.
Pronti. Ciak, si gira.
Cammino piano, mi faccio venire gli occhi umidi. Abbasso le orecchie il più possibile, e lascio andare la coda giù a peso morto. Strofino la guancia contro il freddo marmo, poi alzo lo sguardo al cielo come in preghiera e mi abbandono in un lungo e straziante ululato.
Il silenzio attorno regala solennità al momento.
Fisso la lapide. Eccomi qua grandissimo coglione! Sono arrivato anche oggi, vedi?
Mi avvicino al vaso poggiato in terra e ci infilo piano il crisantemo.
Qualcuno applaude, altri piangono.
Testa di cazzo, anche oggi devi ringraziare tutta sta gente se non ti cago sulla lapide! Lo so che te lo ripeto ogni giorno, ma meriti questo e altro per tutte le volte che hai provato ad abbandonarmi. Bastardo! E adesso sbavo un po’. Prendilo come un sputo.
Mi giro sui miei passi e sfilo via tra la folla.
È ora di andare a riscuotere la bella bistecca che mi è stata promessa prima.
Sulla soglia del cancello, il custode è alle prese con un’intervista televisiva.
Il giornalista gli tiene il microfono sotto al naso e lo incalza. «Lei che lo vede tutti i giorni, ci dica di più.»
Il custode è raggiante. «È un cane meraviglioso. Da tre anni, tutti i santi giorni, viene a trovare il suo padrone… e gli porta anche un fiore! È straordinario.» Porta le mani al petto. «Si vede che tra i due c’era qualcosa che va oltre l’amore.»
La telecamera poi punta su di me. «Eccolo qui, in diretta! Il cane che ha commosso la nazione.»
Mi avvicino e scodinzolo a caso.
…Che bisogna fare per campare.