Occhi bassi e ubbidire

Jacob aveva accettato il suo ruolo da sommelier, di esperto degustatore di merda, che la vita aveva scelto per lui, complici la sua stazza contadina e i suoi occhi privi di espressione. Gli mancava solo la conchiglia attaccata al collo, così, per far apparire ancor più professionale la sua degustazione.
Tutto era iniziato con un viaggio in treno, stipato in un vagone bestiame assieme a corpi madidi, puzzo di sudore ed escrementi.
Appena sceso aveva buttato giù la prima boccata: una bimba caduta di braccio alla madre, che la povera donna era riuscita a salvare dall’essere calpestata. Peccato che le urla avevano attirato lo Sturmbannführer, che aveva trovato carino dar fuoco alla piccola, dopo averla cosparsa con la benzina dell’accendino e trattenere la madre perché potesse assistere fino alla fine alla sua agonia.
Subito dopo quell’uomo malvagio gli aveva chiesto di rimuovere il corpicino carbonizzato e quello della donna, a cui nel frattempo aveva regalato una pallottola pietosa nella fronte. Jacob era forte e abituato fin da piccolo a non far capire agli altri quello che pensava. Suo padre era un uomo manesco e dedito all’alcool. Se non voleva buscarne era sempre meglio evitare di mostrare uno sguardo che potesse contrariarlo. Così aveva imparato a tenere gli occhi bassi e a ubbidire. Aveva lasciato i binari lindi e aveva usato la manica del cappotto per togliere il nero della fuliggine che anneriva la pedana e i pezzettini di osso e materia grigia.
Ingoiare quella prima sorsata gli aveva aperto una strada: Sonderkommando lo chiamavano. Era un ebreo, esattamente come tutti gli altri nel campo, ma aveva dei privilegi: i suoi alloggi erano separati, il suo cibo era migliore e aveva più ampi margini di movimento. Poteva arrivare fino alle reti elettrificate del perimetro, senza destare alcun sospetto.
In cambio faceva il lavoro sporco e beveva merda.
La seconda gozzata fu quando dovette portar via di peso, ancora una volta, una giovane madre, mentre un tenente biondo, con gli occhi color ghiaccio, abusava della figlia.
Dopo lo strazio, entrambe erano state uccise. Jacob aveva raccolto i corpi e li aveva portati alla buca in cui ogni giorno andava a scaricare quelli raccolti nelle docce.
Ingoiare merda, tenere gli occhi bassi e ubbidire. Così si era adattato a quella nuova vita e così si era salvato per tutto quel tempo.
Era un giorno come gli altri, con l’aria carica dell’odore dolciastro della carne bruciata nei crematori, quando Yahweh decise di metterlo alla prova.
Dal treno scese la bella Myriam. La riconobbe subito, nonostante il pallore, le guance scavate dalla fame e le profonde occhiaie: la ragazza più bella della terza classe, quella che aveva fatto innamorare tutti i ragazzi della scuola. Camminava a testa alta, in mezzo alla disperazione che la circondava, con lo stesso sguardo sicuro di sempre. Jacob la guardò passare, vergognandosi di quella sua divisa da aguzzino, e cercò di non farsi notare.
Le cose mutarono in fretta.
La bellezza di Myriam aveva attirato l’attenzione di molti nazisti.
A Jacob toccò l’ingrato compito di accompagnare più di un ufficiale alla sua baracca e attender fuori che finisse di fare i propri comodi.
Il biondo che aveva stuprato la bambina, uscendo da quella stanza gli raccontò di aver assaporato il nettare del paradiso tra le sue gambe.
L’uomo crudele che aveva bruciato viva la figlia davanti alla madre gli disse che i suoi seni erano morbidi e caldi come i petali delle rose.
Col tempo, anche Myriam assunse una posizione di gran privilegio. Era la puttana delle SS e questo, a quel che si diceva in giro, garantiva anche a lei abiti caldi, alloggio comodo e pasti nutrienti.
Un giorno Jacob prese la decisione. Si accertò che non vi fossero ufficiali nelle vicinanze ed entrò nella sua camera.
«Myriam, ho trovato il modo di scappare. Troviamoci venerdì, alle 21:00, davanti i crematori!»
Lei sorrise e annuì sorniona.
Jacob morì proprio così: venerdì, alle 21:00, davanti ai crematori. Prima di scivolare nel nero udì la voce di Myriam sovrastare quella delle guardie: «Vi ho consegnato un fuggiasco, ho diritto almeno a un nuovo flacone di profumo».