Ottanta

Esterno – Mattino
 
Samuel contempla l’alba. Il sole sorge lento dietro le montagne lontane. Il cielo blu cobalto si accende di arancione.
L’aria frizzante gli punge la faccia. Le mani fredde non smettono mai di tremare.
Fra poco i ragazzi si sveglieranno e si dedicheranno all’organizzazione della Cerimonia. Tutto il villaggio sarà in festa per lui. L’emozione è forte e Samuel sente già fremere le membra stanche.
Ottanta, pensa. Una vita intera è fuggita via.
Che cosa potrò dire loro?
Samuel sospira. La schiena comincia a dolergli. Stringe i denti.
Le montagne sono alte e imponenti, come bastioni inespugnabili.
Dicono che ogni uomo abbia almeno un rimpianto prima di morire.
Lo sguardo di Samuel è catturato dall’imponenza delle rocce e delle vette innevate.
Avrei voluto…
Rabbrividisce.
Ho avuto tutto ciò che desideravo.
I pensieri si interrompono sempre allo stesso punto. Samuel ingoia saliva amara.
Avrei voluto…
Si sfiora gli occhi con le dita rugose. Si accorge che sono umidi. Il freddo adesso è dentro di lui. Il primo raggio del sole nascente lo acceca. La schiena gli lancia avvertimenti di dolore.
È il momento di rientrare.
 
Interno – Pomeriggio
 
Samuel asciuga la saliva che cola dalla bocca di Elise e le rimbocca le coperte. Oggi è più presente del solito, come se avesse capito tutto.
Le accarezza la fronte pallida e ne percorre con le dita i profondi solchi della vecchiaia.
«Non ti preoccupare, sono sereno» la rassicura, anche se sa che non è vero.
Una lacrima spunta dall’occhio cieco di Elise.
«Non piangere, per favore.» Samuel si ritrae e ricaccia nel petto un groppo di tristezza. Si guarda intorno, la capanna è un luogo angusto, limitato, che ha rappresentato il suo mondo.
Avrei voluto guardare oltre queste mura di pietra e malta, e invece sono rimasto qui.
Prende la mano di Elise e gliela stringe: è gelida e fragile. «Jin e Elara si prenderanno cura di te.»
Le sorride mentre le porge un bicchiere d’acqua e la aiuta a bere.
«Sai, Elise, finalmente so cosa dirò ai ragazzi stasera.»
Coglie una scintilla di interesse nell’occhio buono di lei. «Le montagne, è là che devono andare. Non voglio che finiscano come me.»
Si pente di ciò che ha appena pronunciato. Non è giusto nei confronti di Elise.
Perdonami, amore. Abbiamo avuto una vita felice.
Ma lei non reagisce più, si è appena addormentata.
 
Esterno – Sera
 
Canti, fuochi, gioia intorno al Pozzo.
Ottanta è l’ultimo traguardo. Stanno già festeggiando.
Samuel tira un profondo respiro e si incammina a passo lento verso la piazza. Ha indossato il suo vestito migliore. Si è tirato indietro i pochi capelli che la vecchiaia gli ha risparmiato. Si è lavato la barba. È pronto.
Percorre le stradicciole del villaggio sotto lo sguardo ammirato degli abitanti. Lo salutano con deferenza. Qualcuno alza un calice di vino in suo onore. Tutto ciò lo riempie d’orgoglio.
La piazza è gremita, soprattutto di gioventù che gravita attorno a due falò. Quando Samuel arriva gli schiamazzi si placano e i ragazzi e le ragazze si schierano a mezzaluna nelle vicinanze del Pozzo. Lui si ferma, stringe le mani dietro la schiena e li guarda uno per uno, poi alza lo sguardo sulle cime delle montagne rischiarate dalla luna piena. Il silenzio diventa padrone della scena.
«Vi ringrazio per essermi vicino stasera» dice Samuel, la voce tremula per l’emozione. «Vi aspettate un bel discorso, come hanno fatto gli altri prima di me ma, sapete, non ho molto da dirvi. Amatevi e godete di ogni momento che la vita vi concederà ma non scordate di essere coraggiosi. Si dice che ogni uomo abbia sempre un rimpianto prima di morire, be’, anch’io ne ho uno. Le montagne sono vostre. Esploratele, scoprite com’è il mondo oltre. Siete giovani, forti e pieni si speranze. Osate, dunque! Non ho altro da aggiungere.»
I festeggiamenti riprendono. Samuel si volta e si avvia al Pozzo. Sale la scaletta con affanno, si sistema sulla piattaforma. Un giovane di cui non sa il nome aziona la carrucola.
Ottanta, pensa Samuel mentre il buio delle profondità lo divora. Non è la fine.