Un’altra occasione

80 anni
Giovanni appoggia una mano sulla lapide e si abbassa. Posa a terra un ginocchio alla volta, le gambe scricchiolano. La foto di Luca lo fissa coi suoi capelli bianchi ancora folti nonostante l’età e le rughe che sembrano una ragnatela. Il cuore di Giovanni salta un battito.
«Perdonami, Luca.» Una lacrima gli affiora sugli occhi aridi. «Non ci sono riuscito. Avrei potuto così tante volte, io–» un singhiozzo gli stronca la voce.
Alla sua destra si alza un brusio, i presenti che si stavano allontanando si sono fermati all’ingresso del cimitero e lo fissano. Giovanni si asciuga le lacrime, non può farsi vedere così. Che ne sarà della sua reputazione?
Si rialza, sistema la giacca con un colpo deciso e si allontana a testa alta. Passa accanto a un gruppo di signori che non ha mai visto. Forse sono dei parenti, o magari ex colleghi di Luca?
«Non era sposato?» Chiede uno di loro.
Giovanni rallenta.
Un altro scuote la testa. «Diceva che aspettava l’uomo giusto.»
«Povero, è brutto morire soli.»
Il cuore di Giovanni salta un altro battito.
 
62 anni
Giovanni gira attorno a un gruppo di invitati e si avvicina al banco delle tartine. Ne prende una e ne mordicchia il bordo guardandosi attorno. Decine di persone si aggirano per i tavoli mangiando, bevendo e chiacchierando, in quella folla non riesce a trovare l’unica persona di cui gli importa davvero. E se non fosse tornato a casa per capodanno?
«Giova?» una voce dietro di lui lo fa sobbalzare.
Luca lo fissa con una coppa di champagne che gli ondeggia in mano. Giovanni si nasconde la tartina in tasca e si aggiusta il nodo alla cravatta.
«Ciao Luca.»
«Ti trovo bene.»
Luca gli sorride con gli occhi.
Un calore pervade il corpo di Giova. «Sei…» deglutisce. «Sei con qualcuno?»
«No. Vuoi essere tu il mio cavaliere?»
Giova avvampa. «Che ti salta in mente? Davanti a tutti?»
Il volto di Luca si spegne. «Già… sai Giova, io ti ho aspettato. Sto ancora aspettando.» Gli dà una pacca sulla spalla con un sorriso a mezza bocca. «Buon anno, amico.»
Giova cerca di dirglielo, ma la voce gli si pianta in gola. Ci sarebbe stata un’altra occasione, meglio non dare spettacolo: alla festa ci sono anche i suoi colleghi.
 
33 anni
Luca solleva il bagaglio sopra il nastro trasportatore, la valigia ciondola dalla sua mano aspettando di essere depositata. I suoi occhi si piantano in quelli di Giova.
«Perché sei qui?»
Giova stava per parlare, ma quella domanda lo aveva spiazzato. Rimette ordine nelle idee e prende fiato.
«Come perché? Cioè, in Australia? In che senso? Quando tornerai? E lo vengo a sapere quando stai già partendo?»
«Non mi sembrava che ti importasse.»
Giova stringe i pugni. «Certo che mi importa! Mi è sempre importato di te, non puoi scomparire così! È ancora per quella storia, mi odi così tanto?»
Luca sorride. «Sono passati dieci, quindici anni? Non me ne frega niente ormai. Dimmelo.»
«Cosa?»
«Sai cosa voglio sentirmi dire. Dimmelo e straccio questo stupido biglietto, ci infiliamo in macchina e andiamo al Drive–in a sfondarci di schifezze come quando eravamo piccoli.»
Luca sta ancora sorridendo, ma i suoi occhi sono lucidi. Sta piangendo? Giovanni prende il respiro più profondo della sua vita.
«Io–» la gola gli si pietrifica. Si è immaginato quel momento un milione di volte, si è persino esercitato allo specchio. Perché non ci riesce?
Luca lascia andare la valigia e il nastro la trascina via.
«Addio Giova.»
Vorrebbe inseguirlo, dieci anni prima l’avrebbe fatto: sarebbe corso come un pazzo davanti a tutti. Perché non ci riesce più? Forse non è l’occasione giusta, ma ce ne sarà un’altra?
 
20 anni
Luca spalanca la porta del dormitorio e corre fuori inseguito da Giova, i ragazzi seduti in giardino si girano verso di loro.
«Con lui!» Luca si ferma, è rosso e le lacrime gli rigano il viso. «Come hai potuto farlo?»
Giova si paralizza. Non ha mai voluto ferirlo, ma…
«Lui non si vergogna di ciò che è!» Si blocca. «Non intendevo–»
«È questo?» Luca gli si avvicina. «Okay.»
Lo afferra per il colletto e lo bacia. Davanti a tutti, senza esitazione, e Giova si lascia andare tra le sue braccia. Si alza un brusio dal giardino, i ragazzi li stanno guardando e parlottano. Una parola affiora tra tutte.
«Invertiti.»
Giova lo spinge via. Cos’è questa sensazione? Come se un serpente gli scivolasse lungo la schiena, viscido, disgusto. Ha addosso gli occhi di tutti. Lo stanno giudicando?
«Giova ti prego, dimmelo adesso.» Luca piange senza freni. «Ti supplico.»
Corre via. Luca lo sta chiamando, ma lui riesce a sentire solo una parola disgustosa che lo fa sentire sporco. Un’altra volta, ci sarà sicuramente un’altra occasione. Non lì.
 
15 anni
«Ti amo.»
Luca ride, quella risata celestiale che lo faceva sentire al sicuro, e lo stringe tra le sue braccia. «Sicuro?»
«Cos’è, devo correre per strada e gridarlo? Guarda che se vuoi lo faccio. Sei tu che ti vergogni di dirlo ai tuoi.»
«Dai! Intendevo, è una cosa seria da dire, no?»
«Allora te lo ripeterò quando saremo grandi.»
«Ci conto.»
Hanno ancora tutta la vita davanti. Ci sarà un’altra occasione.