Un posto sicuro

John scese gli scalini intagliati nella parete della scogliera e saltò sulla spiaggia, accanto al gozzo tirato in secco.
Isabella, vestita da sera, lo chiamò dalla terrazza della villa. “Ti raggiungo subito amore!”
La sua voce rimbalzò sulle pareti di roccia e una leggera eco riempì l’insenatura.
“Fai con calma Isa, vado a controllare se il cancello è chiuso”
John attraversò la spiaggetta, prese il sentiero seminascosto dai cespugli di rosmarino e salì fino a all’apertura nel fianco della scogliera.
Entrò nel piccolo tunnel, illuminato con dei faretti, che collegava la sua proprietà alla pista ciclabile, ricavata in una vecchia galleria del treno scavata nella montagna.
I ragazzi impazzivano per quel passaggio segreto.
La stessa gioia che aveva provato lui, trentacinque anni prima, quando aveva scoperto quel posto magico, quel rifugio, dove nessuno poteva trovarlo.
Passò accanto alle biciclette appoggiate al muro e infilò la testa fra le sbarre del cancello d’acciaio che chiudeva il passaggio.
Inspirò l’aria fresca che riempiva la galleria.
Poco più a destra del cancello il tunnel curvava e la luce fioca dei faretti si perdeva nel buio assoluto.
Era lì che si erano nascosti, il 10 agosto del 1998.
Avevano aspettato che scendesse, si facesse strada in mezzo ai cespugli e si sdraiasse sui sassi caldi, con le cuffie nelle orecchie e “The Spaghetti Incident?” che girava nel lettore nuovo di pacca.
Mancava poco all’appuntamento con Elisa e si era messo in testa che, ad ogni stella cadente, le avrebbe mostrato una delle costellazioni.
Poi se li era trovati addosso, come cani rabbiosi che scovano un coniglio.
Nico gli teneva le braccia, Aziz le gambe e Michael lo prendeva a calci.
Volevi fare il romantico eh?
Ma come avevano fatto a trovarlo?
Nico gli aveva strappato di mano il lettore cd e l’aveva lanciato su uno scoglio, il coperchio si era aperto con uno colpo secco e il cd dei Guns era volato in acqua.
Gli avevano tolto i pantaloncini e Aziz sghignazzava.
“Ma guardalo! Come fai a trovartelo in mezzo a tutto quel grasso!”
Michael l’aveva preso per la maglietta e si era avvicinato. Il suo fiato puzzava di sigaretta.
“Secondo te Elisa se la farebbe con uno sfigato come te? Non ci pensare neanche, grassone!” gli aveva mollato un pugno nello stomaco e John era caduto a faccia in giù sui sassi.
Erano spariti su per il sentiero come tre ombre cattive.
Ombre che con il passare del tempo John aveva affrontato, sistemato, pagando anche un bel po’ di soldi e che ora erano imprigionate per sempre in un posto sicuro, da dove non potevano uscire.
Il cellulare gli vibrò in tasca, Isabella aveva finito di prepararsi. Era ora di andare al ristorante.
John tornò indietro e come ogni volta che tornava verso la villa, contò i passi.
Dieci per arrivare sopra la tomba di Aziz, altri dieci per arrivare su quella di Nico e gli ultimi dieci per arrivare davanti al gozzo, dove Isabella leggeva sempre i suoi romanzi e il cadavere di Michael marciva sotto la sabbia.