Il signore del pensiero

Il primo assedio. «Generale, sono passati otto mesi; tu avevi detto che avremmo preso la città in cinque giorni!»
«Proconsole, avete visto voi stesso: ha mura possenti che sorgono su postazioni elevate e dominate da profonde rupi, di difficile accesso. Pensavamo di superarle con le sambuche, i ponti volati montati sulle trireme. Ma le macchine contro cui abbiamo dovuto combattere sono invincibili. Ci sono balliste e catapulte, arcieri e scorpioni. Blocchi di pietre hanno distrutto le nostre navi. E poi quella mano di ferro che ne afferrava la prua, la sollevava sulla poppa e poi la lasciava cadere!»
«Non possiamo competere con questo genio; bisogna trovare un’altra soluzione!»
 
La conquista della città.« Proconsole, il traditore è qui!»
«Vieni avanti! Che hai da dirmi?»
«La città celebra Artemide con una festa; non mangeranno molto ma di sicuro berranno molto vino.»
 
Eureka. Entrò nel giardino un soldato che gli ordinò di seguirlo. Archimede, che stava disegnando sulla sabbia, rispose:
«Ti prego, non guastare i miei cerchi!»
Il soldato guardò quella sfera inserita in un cilindro. Non capì. Si adirò perché quel vecchio si rifiutava di seguirlo. Sguainò la spada e lo uccise.
Idiota: non sapeva chi fosse Archimede e ignorava anche il motto dell’Accademia di Platone: ”Non entri nessuno che non conosca la geometria”.