La febbre dell’oro

La febbre dell’oro può essere decisamente debilitante per esemplari mal istruiti… Un racconto di Andrea Wise, guest star della Vaporosamente Live Edition.

 
«Chi è il capo di questa baracca di incompetenti? Non fatemi perdere altro tempo, tiratelo fuori dal suo ufficio e portatemelo qui. Subito!»
Il signor Sanderson agitò la sua cartelletta in pelle borchiata e la sbatté sul tavolo incurante delle provette che traballarono di fianco al microscopio. Una delle sue gocce di saliva atterrò sul camice della dottoressa Van der Draak e le fece increspare lievemente un angolo della bocca. La dottoressa afferrò un vassoio portavetrini e si prese alcuni secondi per trovargli un posto lontano dalle mani sudaticce e dagli spruzzi di Sanderson. Il laboratorio era piccolo e ingombro, alla dottoressa non rimase che affidarlo nelle mani del dottorando di turno che assisteva allibito alla sfuriata.
«Signor Sanderson, si calmi e la smetta di inquinare i nostri test. Non c’è alcun direttore con una scrivania in mogano, poltrona girevole imbottita e pianta di ficus con cui lei possa parlare delle vaccinazioni del suo cucciolo. Si dovrà far bastare quello che le sto dicendo io.»
«Farmi bastere lei? E lei sarebbe una veterinaria, dottoressa? Una che si rifiuta di curare un animale ferito? Se ne sta qui a perdere tempo mentre un cucciolo là fuori sanguina e uggiola!»
Sanderson puntò il dito verso l’ampia finestra del laboratorio che dava sui recinti dei cuccioli, poi afferrò la dottoressa per un braccio e se la trascinò fino al vetro.
«Ha un morso sul collo, un’ala piena di lividi, zoppica e guardi come piange!»
Gli occhi di Sanderson si inumidirono per un attimo, mentre il suo sguardo accarezzava la bestiola accovacciata. La dottoressa Van der Draak si liberò dalla presa e si rassettò il camice. Indicò con lo sguardo al dottorando la rastrelliera dei fucili. Lui annuì e iniziò a spostarsi in quella direzione.
«Come le ho già detto, gli abbiamo disinfettato il morso subito dopo il combattimento. La zampa ha solo uno stiramento, l’osso non è danneggiato e guarirà con una settimana di riposo.»
«Ma sta piangendo! Perché non lo curate? Perché non gli date un antidolorifico? Piccino mio…»
«Piange soprattutto perché ha perso. Ha perso di fronte ai suoi amici, cosa che gli ha fatto perdere rango, e non ha più il suo tesoro.»
Sanderson si raddrizzò e ritrovò la bellicosità appena accantonata. Tornò al tavolo e impugnò la cartelletta, sfogliò rabbiosamente le pagine fino a trovare quella che cercava.
«Ecco, a tal proposito vorrei anche sapere quando gli ridarete il suo oro. Secondo l’ultimo rapporto erano 192 kg e rotti.»
La dottoressa si avvicinò per consultare il foglio e girò intorno al tavolo in modo che Sanderson desse le spalle al dottorando.
«Non glielo ridaremo.»
Sanderson spalancò gli occhi e ripicchiò la cartelletta sul tavolo. Stavolta sobbalzò anche il microscopio. Al dottorando tremarono le mani mentre iniettava il sedativo nel proiettile.
«Come sarebbe? Quel tesoro è suo! Gli abbiamo mandato una monetina d’oro per ogni dentino che ha perso!»
La dottoressa usò la sinistra per agitare un dito sotto il naso di Sanderson e con l’altra mano, dopo una fugacissima occhiata al dottorando, si prese un lembo del camice e lo strattonò. Lui non capì.
«Quel tesoro non è più suo. L’altro cucciolo lo ha già spostato nella sua tana.»
Sanderson scostò il dito della dottoressa con una manata e le si fece sotto, rosso in volto.
«Non potete permetterglielo è un furto!»
La dottoressa gli restò a un palo da naso e dal basso mimò il gesto di ruotare una manopola e finalmente il dottorando annuì e regolò la pressione del fucile calibrandola sui vestiti di Sanderson.
«È nella loro natura. Si ricorda che le avevamo illustrato i rischi della febbre dell’oro? Lei rifiutò la vaccinazione e ora il suo cucciolo semplicemente si comporta come un normalissimo drago con la febbre. Accumula tesori e cerca di rubarli agli altri. Dovrà imparare a gestire la frustrazione di perdere, ogni tanto. Le ricordo che il suo non è l’unico drago non vaccinato. Prima imparerà a gestire sia i combattimenti che le perdite, meglio sarà per tutti.»
«Non si permetta di scaricare su di me la colpa di questo disastro! Io sono qui adesso perché lei si rifiuta di curare le ferite del mio cucciolo. Se lei è una veterinaria, esigo che lo curi!»
«Se gli togliessi i dolori lui tornerebbe subito all’attacco e ne prenderebbe ancora. Ha bisogno di tempo per guarire e di tempo per imparare e gli sto dando esattamente quello di cui ha più bisogno.»
«Lei è senza cuore. La farò radiare! Mi lasci almeno scendere da lui a consolarlo!»
Sanderson si girò per uscire e il dottorando sparò. Sanderson si spaventò per il boato, sentì un impatto e non capì perché dalla sua coscia sporgesse un piumino rosso. La dottoressa ne accompagnò la caduta sul tavolo, badando a salvare il microscopio. Gli occhi di Sanderson si annebbiarono mentre la dottoressa continuava a parlargli, appoggiandogli la testa. Di lato, sulla cartelletta.
«No. Non posso. La sua compassione diluirebbe la vergogna e la frustrazione che il cucciolo sta provando in questo momento. Senza queste emozioni forti il ricordo non si fisserà e la lezione sarà stata inutile. Gli abbiamo già raddoppiato le ore di yoga per la prossima settimana.»
Sanderson ebbe fiato per un’ultima protesta prima di addormentarsi.
«Palestra gli ci vuole, altro che yoga!»
La dottoressa si rilassò e il dottorando ripose il fucile nella rastrelliera.
«Dottoressa, il sedativo gli farà anche dimenticare le sue spiegazioni, vero?»
«Sì, purtroppo. Questo esemplare era comunque troppo avanti con gli anni per imparare qualcosa dall’esperienza. I suoi neuroni non formano più connessioni nuove, sarà sempre convinto di avere ragione e saprà solo imporsi con la forza. A volte possiamo solo limitare i danni. Dai, non amareggiarti, qui al draghile ne salviamo il più possibile, non ti ho mai promesso che avremmo salvato tutti.»