La memoria perfetta

Un racconto di Walter Lazzarin, la guest star della Prima Edizione della Quinta Era!

 
Tutti hanno un super-potere, ma pochi sanno di averlo.
Cesco ha la capacità di ricordare alla perfezione quello che gli dicono le persone.
Da piccolo, non è stato facile convivere con questo super-potere; a volte stupiva i compagni di classe recitando a memoria le battute di decine e decine di cartoni animati, altre volte i bambini lo accusavano di mentire, si facevano il segno della croce e gridavano: Maestra, non è vero che l’estate scorsa ho offeso sua mamma, lo giuro su Dio!
Alle scuole superiori il suo potere gli ha procurato le prime soddisfazioni. I suoi voti erano altissimi, perché ricordava le spiegazioni dei professori senza avere bisogno di studiare. Le ragazze, inoltre, adoravano parlare con lui: si sentivano ascoltate e apprezzate.
Da adulto, però, Cesco ha fatto fatica a trovare un lavoro stabile. All’inizio i suoi capi lo riempivano di complimenti: Bravo, non dimentichi mai un ordine, sei un dipendente modello!
Poi sono arrivati i problemi. Non all’improvviso, bensì in maniera graduale e crescente. Quando succedeva qualcosa di sbagliato, i capi non erano disposti a prendersi la colpa; accusavano Questo e Quello, e sia Quello che Questo di solito non provavano a difendersi, ammettevano la colpa e a testa bassa uscivano dall’ufficio.
Cesco no. Le parole dei capi nella sua memoria erano come luci di Natale appese sopra le strade; non poteva ignorarle, non ci riusciva, erano troppo brillanti. Le ripeteva in maniera esatta e metteva in difficoltà i capi, di fronte ai propri errori. Nel giro di un anno al massimo veniva licenziato da qualunque azienda.
Sua moglie lo invitava a mentire, almeno qualche volta. Non c’è bisogno di dire sempre la verità.
Scuotendo la testa Cesco confessava di non riuscirci: La verità è troppo bella e luminosa.
E la moglie con fastidio gli dava le spalle e replicava: Allora il nostro mondo non fa per te.
Un giorno ha deciso di lasciare la città e la moglie e la figlia, per andare a vivere da solo tra i boschi.
Oggi abita ancora là, all’ombra di una montagna. Ha imparato la lingua degli animali e ricorda alla perfezione cosa gli dicono, e loro lo rispettano e lo aiutano a trovare cibo e acqua.
Non indossa scarpe, ha smesso di portare vestiti. Per coprirsi gli basta la barba ormai grigia che gli arriva ai piedi.
Seduto sulla riva del torrente, ogni tanto ripensa a quello che gli ha insegnato il papà in una notte lontana: Non sarai mai solo, se ti ricorderai le parole di chi ti ha voluto bene.